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Domenica torna l'Opera del Mese. Con l'archeologa Giovanna Bellandi verrà approfondito l'Elmo celtico da Gottolengo esposto presso il Museo di Santa Giulia nella sezione “L’età preistorica e protostorica”. L'ingresso è libero.

L’OPERA DEL MESEElmo celtico da GottolengoIntroduce l’opera Giovanna Bellandi, archeologaDomenica 14 Febbraio 2016, ore 15:30Museo di Santa Giulia White RoomIngresso libero (fino ad esaurimento posti)Domenica 14 febbraio 2016, alle ore 15:30, presso la White Room del Museo di Santa Giulia, torna il l’appuntamento mensile dell’Opera del Mese con la presentazione dell’elmo celtico da Gottolengo, esposto presso Santa Giulia Museo della Città, nella sezione “L’età preistorica e protostorica”.Presenterà l’opera l’archeologa Giovanna Bellandi.L’elmo di Gottolengo venne ritrovato nel 1925 presso la cascina Lumaghina lungo la strada che da Gottolengo porta a Pavone Mella, insieme a frammenti di altri oggetti presumibilmente appartenenti a corredi di ricche sepolture celtiche. Tuttavia solo i frammenti dell’elmo pervennero nel 1927 al Museo Romano di Brescia dove tuttavia vennero inizialmente interpretati non correttamente, come appliques decorative di uno scudo altomedievale.Solo negli anni ’50 gli elementi frammentari dell’elmo trovarono la loro corretta collocazione cronologica e tipologica.Databile stilisticamente alla fine del IV – inizio III secolo a.C., l’elmo si colloca nella fase storica in cui il territorio bresciano vide l’insediamento della tribù celtica dei Cenomani.Per quanto fortemente lacunoso, esso appartiene alla tipologia degli elmi celtici in ferro con apice conico e paranuca (completamente perduti a causa della corrosione del ferro), completato con appliques e paragnatidi o paraguance in bronzo decorate a sbalzo con motivi tratti dal mondo animale e vegetale.Della calotta in ferro resta solo una piccola parte del margine inferiore del lato sinistro al quale si salda una delle appliques e lungo cui correva un nastro di bronzo con borchiette. Le appliques di bronzo sono poste sopra le paragnatidi e una di esse è ancora fissata alla calotta in ferro mediante un chiodino con capocchia a forma di rosetta. La decorazione, resa sulla lamina di bronzo a sbalzo sul rovescio e rifinita a bulino sul diritto, reca il motivo “a lira zoomorfa”, ovvero due linee curve contrapposte che racchiudono alla base un tondo a cerchi concentrici entro il quale si trova il chiodino con capocchia a rosetta che fissa l’applique alla calotta di ferro. Le due volute del motivo a lira terminano con due teste di uccello dal lungo becco ricurvo i cui occhi servivano a far passare ulteriori chiodini per il fissaggio. Sopra le teste ornitomorfe, un calice floreale a volute capovolte completa il motivo a lira, fondendo sapientemente i motivi zoomorfi, portato di una mentalità ed una concezione artistica propria al mondo celtico-lateniano (come viene chiamato il periodo al quale appartengono stilisticamente le decorazioni dell’elmo), e quelli fitomorfi di influenza greco-etrusca.Le paragnatidi hanno una forma triangolare scandita da tre tondi a rilievo, utili a racchiudere le capocchie dei ribattini che ancoravano la lamina di bronzo a quella retrostante in ferro. Lo spazio tra i tondi è riempito da una palmetta rovesciata, motivo ancora una volta di repertorio tradizionale greco-etrusco, più classico e regolare da un lato, e più asimmetrico dall’altro lato dove la palmetta ha uno sviluppo superiore a linee curve che formano un motivo a cuore e terminano quindi a testa di uccello dal becco ricurvo. La diversità nella decorazione ha fatto supporre che il secondo paraguance sia stato sostituito in antico.L’elmo di Gottolengo appartiene ai rari casi di elmi celtici rinvenuti in area padana cenomane e insubre, attestati invece molto più frequentemente in area emiliana e marchigiana dove si trovavano stanziati i celti Boi e Senoni. Questo ci porta a supporre che si tratti di un oggetto di importazione dall’area boica-senonica dove l’arte celtica vede maturare l’incontro col mondo figurativo mediterraneo che porterà alla comparsa di un nuovo stile decorativo.L’Opera del mese: 12 capolavori per 12 mesi è un progetto per la valorizzazione del patrimonio museale bresciano promosso da Fondazione Brescia Musei insieme all’Assessorato alla Cultura Creatività e Innovazione del Comune di Brescia e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia.Oltre alla conferenza di presentazione, tenuta dalla dottoressa Giovanna Bellandi, saranno dedicati all’opera del mese anche approfondimenti sui canali web e i social network del Comune e di Fondazione Brescia Musei, e un filmato su Youtube.L’Opera del Mese sarà inoltre identificata nel percorso museale attraverso un totem, fornito di scheda di approfondimento cartacea e apposito QRcode di riferimento, leggibile con il proprio smartphone.“L’Opera del Mese” di febbraio:Elmo celtico da Gottolengodomenica 14 febbraio 2016, ore 15.30Esposta presso la sezione età preistorica e protostorica, Santa Giulia Museo della CittàIntroduce l’opera Giovanna Bellandi, archeologaPER INFO:www.bresciamusei.comsantagiulia@bresciamusei.comtel. 030.2977833-4