27 May 2022 - 18:30

Evento in presenza gratuito con prenotazione obbligatoria

Info

Un appuntamento di approfondimento cinematografico in occasione nella collaborazione con FilmFestival del Garda (dal 27 maggio al 2 giugno), sempre attento alle nuove tendenze e ai talenti del programma cinematografico nazionale e internazionale

A cura di Emanuela Martini (direttrice della rivista Cineforum) che ci accompagnerà in un viaggio nella vita e nella carriera di Romy Schneider, considerata una delle interpreti più importanti della sua generazione, musa di grandi registi grazie alla sua disarmante bellezza e alla sua straordinaria forza espressiva.

L’incontro sarà in presenza presso il cinema in via Nino Bixio 9 a Brescia, con iscrizione gratuita obbligatoria.

Romy Schneider

(Vienna, 23 settembre 1938 – Parigi, 29 maggio 1982)

Biografia

Rosemarie Magdalene Albach-Retty, l’innegabile bellezza del suo volto dai lineamenti morbidi cui gli occhi, chiarissimi, conferivano una sfumatura aggressiva, contribuì a rendere particolare e intenso il suo fascino, che l’attrice tuttavia non esitò a sacrificare se richiesto dalle caratteristiche dei personaggi interpretati.

Nell’affrontare ruoli di diverso genere, seppe infatti sostituire l’immagine docile e infantile degli esordi con quella più matura e raffinata degli anni Sessanta e Settanta, offrendo ritratti diversi e sempre intensi. Nel 1979 ottenne un David di Donatello per il complesso della sua attività artistica e per l’interpretazione nel film Une histoire simple (1978; Una donna semplice) di Claude Sautet, per il quale vinse anche il César come migliore attrice.

Rinunciò a proseguire gli studi per sottoporsi, spinta dalla madre, l’attrice Magda Schneider, ad alcuni provini cinematografici, nei quali fu apprezzata per la freschezza e la spontaneità. Venne così scritturata, ancora giovanissima, per piccoli ruoli in produzioni austriache, per poi debuttare come protagonista nella parte della giovane regina Vittoria, al fianco della madre, in Mädchenjahre einer Königin (1954; L’amore di una grande regina) di Ernst Marischka. Visto il grande consenso tributatole dal pubblico il regista la scelse anche per impersonare Elisabetta d’Asburgo in Sissi (1955; La principessa Sissi), che ottenne infatti un enorme successo, confermato anche dagli altri due film della serie: Sissi, Die junge Kaiserin (1956; Sissi, la giovane imperatrice) e Sissi, Schicksalsjahre einer Kaiserin (1957; Destino di un’imperatrice).

Fu Luchino Visconti ad accentuarne la sensualità e a valorizzarne le potenzialità drammatiche, permettendo alla Schneider di liberarsi dallo stereotipo della giovane impulsiva e romantica e di dimostrare il suo talento in ruoli più impegnativi. Il regista italiano la diresse così dapprima in teatro, nel 1961, nel suo allestimento parigino di Dommage qu’elle soit une putain, di J. Ford, poi al cinema, nell’atto Il lavoro del film collettivo Boccaccio ’70 (1962). Nel 1972, ancora per Visconti, avrebbe replicato, pur con altra maturità, la parte della regnante d’Austria in Ludwig.

Dopo aver recitato in Le procès (1962; Il processo) di Orson Welles, dal romanzo di F. Kafka, lavorò, nei primi anni Sessanta, in diversi film statunitensi, quali The cardinal (1963; Il cardinale) di Otto Preminger, che le valse una nomination al Golden Globe nel 1964, The victors (1963; I vincitori) di Carl Foreman, e le commedie Good neighbour Sam (1964; Scusa, me lo presti tuo marito?) di David Swift, e What’s new, Pussycat? (1965; Ciao Pussycat) di Clive Donner.

Quindi, negli anni Settanta, fu un’indiscutibile protagonista del cinema francese e, in particolare, musa di Sautet, nei cui film riuscì a disegnare toccanti ritratti femminili: l’amante abbandonata in Les choses de la vie (1970; L’amante), la donna divisa tra due uomini in César et Rosalie (1972; È simpatico, ma gli romperei il muso) e soprattutto la quarantenne che, con grande forza di carattere, sceglie la solitudine in Une histoire simple (1978; Una donna semplice).

Raggiunta l’affermazione internazionale (nel 1970 era anche stata la splendida interprete di La Califfa di Alberto Bevilacqua, al fianco di Ugo Tognazzi) nel corso del decennio fu diretta da Joseph Losey in The assassination of Trotsky (1972; L’assassinio di Trotsky), da Claude Chabrol nell’ironico giallo Les innocents aux mains sales (1975; Gli innocenti dalle mani sporche), da Constantin Costa-Gavras nel dramma intimista Clair de femme (1979; Chiaro di donna). Mai schiava della sua bellezza, che anzi negli anni accettò di sminuire per esigenze cinematografiche, nel 1980 offrì la toccante interpretazione di una donna distrutta dalla malattia in La mort en direct (La morte in diretta) di Bertrand Tavernier, per poi comparire come ricordo di un amore giovanile in Fantasma d’amore (1981) di Dino Risi.

Le soddisfazioni professionali e le gioie derivanti dalla popolarità non bastarono, però, a compensare una vita privata segnata da dolori profondi (L’important c’est d’aimer del 1975, L’importante è amare, di Andrzej Zulawski, film drammatico e violento per cui la Schneider nel 1976 aveva ottenuto il César come miglior attrice, sembra quasi la trasposizione della sua vita).

A un anno dalla morte del figlio ‒ cui aveva dedicato la sua ultima interpretazione, di una donna suicida, in La Passante du Sans-Souci (1982; La signora è di passaggio) di Jacques Rouffio, uscito postumo ‒ Romy Schneider fu trovata senza vita in un appartamento di Parigi.

(Fonte: Filmfestival del Garda)

Emanuela Martini

Critica cinematografica e direttrice della rivista Cineforum

Biografia

Emanuela Martini è nata a Forli in Romagna nel 1948.

Membro della giuria in molti festival cinematografici italiani ed internazionali, Emanuela Martini è stata condirettore con Angelo Signorelli del Bergamo Film Meeting dal 1999 al 2007, quando è poi passata al coordinamento del Torino Film Festival diretto da Nanni Moretti.

Emanuela Martini è stata direttrice dal 1999 al 2007 del settimanale di cinema FilmTv e dagli anni Ottanta, nel comitato di redazione del mensile Cineforum.

Autrice e curatrice di saggi dedicati in particolare al cinema britannico, quali Storia del cinema inglese 1930-1990 (1991) e Free cinema e dintorni: nuovo cinema inglese, 1956-1968 (1998), Emanuela Martini ha scritto Il lungo addio: l’America di Robert Altman (2000) e due volumi della collana Il Castoro Cinema, dedicati ai registi e produttori inglesi Michael Powell ed Emeric Pressburger (1988)e al regista italiano Gianni Amelio (2006).

Nel 2014 assume la direzione del Torino Film Festival subentrando al regista Paolo Virzì. Mantiene tale incarico fino all’edizione 2019 inclusa.

Il film della rassegna

FilmFestival del Garda

Il Filmfestival del Garda ha un occhio di riguardo per il grande cinema del passato da riscoprire, valorizzare o rileggere in una nuova chiave, ma molta attenzione è dedicata anche alle nuove leve cinematografiche.

Gli eventi bresciani si terranno nella serata di venerdì 27 maggio: il primo appuntamento è alle 18.45 con l’Aperitivo con il critico: il cinema di Romy Schneider a cura della critica cinematografica Emanuela Martini (direttrice della rivista Cineforum) che ci accompagnerà in un viaggio nella vita e nella carriera di Romy Schneider, considerata una delle interpreti più importanti della sua generazione, musa di grandi registi grazie alla sua disarmante bellezza e alla sua straordinaria forza espressiva.

A seguire, alle ore 21.00, la proiezione del film La piscine di Jacques Deray con Romy Schneider, un cult movie erotico-estatico progettato per piacere, La piscina di Jacques Deray è un’esperienza sensoriale straniante, un film bello senz’anima, come i due personaggi incarnati da Alain Delon e Romy Schneider.