Un film di
Federico Ferrone, Michele Manzolini
Genere
Drammatico
Durata
70'

1941, un soldato italiano parte per il fronte sovietico. L’esercito fascista è alleato di quello nazista, la vittoria appare vicina. Il convoglio procede tra i canti e le speranze. La mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All’arrivo dell’inverno l’entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. I desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, tornare a casa. L’immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi.

I registi si fanno aiutare da Wu Ming 2 (già co-autore de L’uomo con la lanterna, opera affine ideologicamente) e, ispiratisi alla diaristica, creano un punto di vista sintetico, un flusso di coscienza sofferto, con la voce di Emidio Clementi che ci conduce dentro quell’assurdità. L’utilizzo di un materiale straordinario (merito del coinvolgimento dell’Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia) rarefatto e ipnotico, porta il pubblico a guardare in faccia l’ossessione di una vicenda incomprensibile. I sorrisi increduli davanti la mdp, la tranquilla felicità ostentata e le macerie che lentamente, sulla strada per Mosca, si fanno sempre più spettrali, sono tutti tasselli di un mosaico che a fatica può restituirci davvero ciò che è stato. Resta solo questo bianco infinito e osceno che ci riempie gli occhi. E sotto, nascoste nella neve, la rabbia, la paura e l’ossessione di una Storia che deve essere raccontata, ancora una volta. (Luca Marchetti, SentieriSelvaggi.it)

EVENTO SPECIALE: Ospite in sala il regista Federico Ferrone, presentato da Matteo Asti, docente di Storia del cinema all’Accademia Santa Giulia.

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