Il villaggio di cartone

Un anziano prete a riposo assiste incredulo allo sgombero della chiesa, di cui è stato parroco per tanti anni, perché l’edificio non serve più per gli scopi del clero. Disperato, il religioso fugge e non riesce a fare altro che rintanarsi in sacrestia. Un forte temporale notturno spinge poi un gruppo di clandestini in fuga a ripararsi all’interno di quella stessa chiesa ormai dissacrata. Prendono quello che trovano, cominciano a costruire dei rifugi. Ma sono clandestini e non tarda l’arrivo di chi deve far rispettare le leggi. Qualcuno li aiuta, alcuni scappano, altri combattono. Da questo momento di sconforto, dove tutto pare avviato alla dissoluzione, avrà invece inizio la resurrezione di uno spirito nuovo della missione sacerdotale. Non più una Chiesa delle cerimonie liturgiche e degli ori, bensì la casa di Dio dove trovano rifugio i miseri e i derelitti. Ha inizio un tempo che chiede al mondo uomini nuovi e giusti.

Un’opera profonda, pregna di significati, che solo chi ha meditato a lungo sul proprio rapporto con la religiosità poteva concepire. La sua essenzialità è accentuata dall’aver adottato una recitazione scarna, quasi teatrale, priva di forte emotività. Come ha affermato più volte lo stesso Olmi in conferenza stampa, ciò che conta è la realtà delle cose e non sono gli orpelli che la abbelliscono o la nascondono.

Ingresso libero

Rassegna Il cinema e Dio organizzata da Curia Diocesana – Ufficio Vita Consacrata