Un film di
Roy Andersson
Con
Martin Serner, Jessica Louthander, Tatiana Delaunay, Anders Hellström, Jan Eje Ferling
Genere
Drammatico
Durata
76'

Una sovrapposizione poetica di quadri che catturano momenti di vita. Alcuni dei personaggi ritratti sono Adolf Hitler, una direttrice marketing, una donna che ama lo champagne e un prete. La narrazione è guidata dalla voce calda di una donna, una sorta di Scheherazade (delle Mille e una notte) che racconta la storia dell’umanità e invita gli spettatori a riflettere sulla preziosità e la bellezza della nostra esistenza. Ode e lamento al tempo stesso, “Sulla infinitezza” è un caleidoscopio di tutto ciò che è umano, una storia infinita sulla vulnerabilità dell’esistenza.

Ancora una volta, Andersson alterna situazioni di umorismo surreale ad altre di drammatica solitudine, insiste solamente su un paio di “personaggi” (un prete che ha perso la fede e cerca conforto da uno psicologo, un signore che s’imbatte in un vecchio compagno di scuola che però non ricambia il suo saluto), fa introdurre tutti (o quasi) i suoi quadri da una voce di donna onnisciente (“Vedo un uomo che”… “Vedo una donna che”…), si concede un unico movimento di macchina (quando segue il poetico volo di due amanti abbracciati sopra il cielo di una Colonia distrutta dalla guerra), alterna senza soluzione di continuità momenti irrilevanti a eventi che in qualche modo hanno fatto la Storia (Hitler e qualche stanco gerarca chiusi in un bunker, sottoterra, ad attendere la fine). Insomma, come fossimo trasportati in un sogno nel sogno (il prete ha l’incubo ricorrente di dover affrontare una dolorosa e umiliante Via Crucis…), assistiamo allo svolgersi di un frammento di quotidianità che si eleva a momento “assoluto”, al pari di qualsiasi altro fatto noto. (Valerio Sammarco, Cinematografo.it)

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