In collaborazione con Arte France.

Info

Si tratta di coordinate geografiche.
Se guardiamo su una cartina, sono disegnati cinque meridiani tra Barcellona (Spagna) e Torino (Italia). Se una persona camminasse tra Torino e Diyarbakır (Turchia) ne attraverserebbe 35 in più. Tre città e nazioni distanti nello spazio, ma che condividono il desiderio di una distribuzione corretta delle opportunità tra donne e persone non-binarie nell’industria cinematografica.
Come parte di tre organizzazioni provenienti da queste città, The Observatori de Vídeo No Identificat (Spagna), Streeen.org (Italia) e Rosa Kadın Derneği (Turchia), abbiamo deciso di creare The Purple Meridians.
Il progetto, promosso da Eurimages, raccoglie 18 filmmakers, 6 per ogni Paese, che tratta il tema delle difficoltà che le donne affrontano dal punto vista professionale nell’industria cinematografica, condividono strumenti e consigli per la pre-produzione, la produzione e la distribuzione e creano nuovi network per future collaborazioni.
Il meridiano geografico si riferisce alla divisione tra il Nord-Ovest dell’Europa, in cui la maggior parte delle registe donne parla di un sistema più bilanciato e le nazioni del Sud, in cui il numero è nettamente inferiore. Dal momento che l’attribuzione di genere non sempre si traduce nel genere, il dibattito delle possibilità di una donna, o meglio, di un non maschio e di uno sguardo eteronormativo è estremamente attuale, anche quando i filmmakers non trattano argomenti legati all’identità di genere.
In questo senso, un Meridiano Concettuale traccia due importanti priorità di uguaglianza: da un lato, il pieno riconoscimento di film che affrontano temi legati all’uguaglianza di genere come socialmente e culturalmente rilevanti; d’altro canto assicurare l’accesso alle registe donne a lavori in produzioni che sono ancora totalmente dominati dagli uomini.

Video del Workshop italiano 19’
I cortometraggi saranno preceduti da un video introduttivo.

İçeridendişariya O Kalabaliği Hatirla (Remember The March) di Güliz Sağlam 13’
Stare a casa è abbastanza per rimanere vivi durante la pandemia?
In ‘Remember the March’, Güliz Sağlam documenta i giorni in cui le donne sono scese in strada e hanno cominciato a protestare contro le violenze subite da parte degli uomini durante la pandemia. Vediamo strade vuote attraverso la finestra. Sentiamo dei servizi della Purple Roof Women’s Shelter Foundation in merito alle violenze contro le donne durante la pandemia. Impariamo che la legge sulla prevenzione della violenza non viene applicata. Inoltre, quando una donna esce in strada, diventa parte della folla, assistendo al potere della solidarietà in tempi senza speranza.

Zimanê Çîya (The Language Of Mountains) di Lisa Çalan 13’
Xemgin ha sei anni. A scuola, in classe il suo nome è “Hengin”, la versione turca di Xemgin, mentre fuori da scuola lo chiamano “Pîzot”, che il turco significa birbante. Non parla molto a scuola, ma fuori da quelle mura è all’altezza di quel soprannome. Le insegnanti vanno e vengono. Zemgin – che non parla la lingua turca – ne cambia tre. E da lì iniziano i problemi

Pace (Window) di Rezzam Bayram 7’
Due donne vivono in prigione in mezzo al deserto. Entrambe in cella di isolamento. Una di loro è un’artista, l’altra è una guerrigliera. Pace esplora la relazione tra le due e le loro speranze per il futuro.

Miedo di Raquel Marqués 3’
Abbiamo iniziato con il freddo del mattino e ci siamo messe in cammino. Tra le altre e rocciose montagne, ci siamo imbattute nella paura.

Thirty Souls di Diana Taucedo 10’
In O Courel in Galizia, Spagna, la morte risiede in mezzo alla vita. Il film si apre con immagini di regioni montuose deserte e di villaggi pittoreschi e una voce di donna comincia la narrazione. Ma fin dall’inizio, non bisogna fidarsi del suo commento al documentario.

I Had a Dream (Excerpt) di Claudia Tosi 20’
La storia di Manuela, parlamentare, e di Daniela, consigliere comunale, raccontata intimamente e integralmente senza mai smettere di mantenere un’elegante aria di rispetto, si inserisce nel contesto (e questa è la sfida per i protagonisti all’inizio del loro cammino) di un’Italia dove il «berlusconismo», un atteggiamento governato dal «disinteresse totale dell’Altro», che ha «rovinato» il paese e si esprime in spudorato sessismo, continua a insinuarsi in violenti messaggi offensivi inviati al funzionario eletto su Facebook, le innocue parole dei comuni cittadini e le battute di un collega di partito sui modi delle donne, che si comporta come se nulla fosse. Perchè è un dato di fatto che alle donne non è permesso comportarsi nello stesso modo irrispettoso. E così, mantengono la calma.

Lui e io (He and I) di Giulia Cosentino 13′
Narra il riflesso di una donna nel suo ruolo di moglie e madre che vive tra l’imposizione a la scelta. Attraverso la scelta delle immagini, un filmmaker ritrae sua moglie e la sua vita, una donna narra di sé stessa, in continua lotta contro il mondo di suo marito, un attivista sempre lontano da casa. Una revisione dello status di una donna come atto politico per esprimere il fatto che l’amore sia un atto di accettazione delle differenze e che i ricordi personali sono parte della storia collettiva.

Mondo nuovo di Irene Dionisio 3’
Marzo 2020. In questi giorni, in cui l’immagine del mondo ci sembra negata, e ci interroghiamo tristemente sul ritorno alla «normalità» del nostro cinema e sull’impossibilità di produrre immagini se non completamente ripiegate su se stesse, nell’intimità forzata delle nostre case, tra le priorità c’è sicuramente quella di chiedersi da dove ripartire quando il mondo può tornare a diventare l’”oggetto” – e non solo di consumo – del nostro sguardo.

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video
Fondazione Brescia Musei

8 marzo 2022

La giornata internazionale dei diritti della donna

In occasione della giornata internazionale dei diritti della Donna, è stata preparata un’intera giornata di programmazioni che conferisce voce e porta alla luce le donne che non riescono (o non possono) ad esprimersi.
Senza Rossetto di Silvana Profeta è un progetto che raccoglie storie di donne, ne segue le tracce e costruisce una trama da frammenti di testimonianze, fondendoli in una narrazione complessa.
In anteprima italiana, H24 – 24 ore nella vita di una donna è un manifesto che vuole rendere conto delle donne nella quotidianità. A partire da un’idea di Nathalie Masduraud et di Valérie Urrea, H24 chiarisce le diverse forme d’abuso di cui possono essere vittime le donne a qualsiasi ora del giorno e della notte, attraverso un insieme di 24 cortometraggi tratti da fatti reali.
The Purple Meridians è un progetto promosso da Eurimages, che raccoglie 18 filmmakers, 6 per ogni Paese, che tratta il tema delle difficoltà che le donne affrontano dal punto vista professionale nell’industria cinematografica.