Colazione con il critico: il cinema di Peter Greenaway
25 Febbraio 2023 - 10:00
Appuntamento di approfondimento cinematografico con il critico Pier Maria Bocchi dedicato al celebre regista britannico.
Info
Sabato 25 febbraio 2023, dalle ore 10.00 presso il cinema Nuovo Eden di via Nino Bixio 9, Brescia Fondazione Brescia Musei propone il nuovo incontro di approfondimento cinematografico che vedrà come ospite Pier Maria Bocchi, studioso di cinema e collaboratore delle riviste Cineforum e Film Tv.
In occasione della proiezione al Nuovo Eden de I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway (domenica 26 febbraio ore 10.30), sabato 25 febbraio si terrà l’evento che ripercorrerà la carriera, la poetica e lo stile del celebre regista britannico, grazie al critico Pier Maria Bocchi.
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria.
Peter Greenaway
Peter Greenaway
Peter Greenaway nasce a Newport, in Galles, il 5 aprile 1942. Tre anni dopo, però, la famiglia si trasferisce a Essex, in Inghilterra. Da giovane, Peter decide che sarebbe diventato un pittore.
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S’interessa di cinema europeo, soprattutto alle opere di Ingmar Bergman, e in seguito a quelli della nouvelle vague, specialmente di Alain Resnais. Inizia gli studi artistici nel ’62, quando si iscrive al Walthamstow College of Art, dove conosce il futuro musicista Ian Dury.
Greenaway studia da muralista per tre anni, occupandosi in parallelo anche di cinema: il primo film, Death of Sentiment, è del ’65. Lo stesso anno va a lavorare presso il Central Office of Information – COI – nel quale resta impiegato, come montatore e regista, per quindici anni.
Durante quel periodo si occupa di cinema sperimentale, producendo cortometraggi come Train (1966), Tree (1966), Windows (1975), Dear Phone (1976).
Dopo numerosi piccoli lavori, si sente pronto per un progetto più ambizioso, Remake delle fattezze verticale (1978), film sperimentale in quattro parti, ognuna introdotta da un breve documentario, che analizza le variazioni di una struttura di montaggio aritmetica.
L’anno successivo realizza Un viaggio attraverso H (1979), bizzarra descrizione di un viaggio all’interno di una città fittizia.
Tutto il lavoro del regista inglese è fortemente influenzato dalla pittura rinascimentale, dai pittori fiamminghi in particolare, come si può notare esaminando la composizione e l’illuminazione scenica delle riprese, e l’utilizzo del nudo e dei costumi.
In più i suoi film si distinguono per le colonne sonore, spesso curate dall’amico Michael Nyman. Il suo lavoro, con gli anni, ha raggiunto una certa notorietà, soprattutto grazie ai circoli del cinema d’Essai.
Soprattutto l’Italia sembra aver prestato a Greenaway un’attenzione particolare, rispetto agli altri paesi europei.
Negli anni ’80, Greenaway si concentra per la prima volta sul film di finzione, grazie al quale passa il periodo di maggior notorietà. Inizia con Le cadute (1980). In seguito dirige I misteri del giardino di Compton House (1982), drammatico in costume, intepretato da Anthony Higgins; Lo zoo di Venere (1986); Il ventre dell’architetto (1987); Giochi nell’acqua (1988) ed infine l’opera di massimo successo – e forse la più controversa – Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989).
Negli anni ’90 continua a produrre opere, spesso controverse, come L’ultima tempesta (1991), I racconti del cuscino (1996) e Otto donne e mezzo (1999). Durante questo periodo si occupa anche di teatro, scrivendo dieci libretti per l’opera, conosciuti come The Death of a Composer series, ispirati alle morti di dieci compositori, da Anton Webern a John Lennon – gli altri compositori sono fittizi, uno di questi è il protagonista di Le cadute (1980).
Nei primi 2000 Greenaway si occupa dell’ambizioso progetto multimediale Le valigie di Tulse Luper, che è raccolto in tre capitoli, La storia di Moab (2003), From Sark to the Finish (2003) e Vaux to the Sea (2004), ai quali hanno partecipato molti attori.
Nel 2005, Greenaway si è cimentato come VJ per una serata in un Club di Amsterdam, che è stata poi ricreata a Londra.
Il critico: Pier Maria Bocchi
Pier Maria Bocchi è studioso e critico cinematografico.
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Collabora con le riviste “Cineforum” e “Film Tv”, e scrive per cineforum.it. Ha scritto per “Nocturno”, “Blow Up”, “Panoramiche”, “Brancaleone”, “Rifrazioni”, “Segnocinema”, “Marla”, “Total Film”, per la “Storia del Cinema Italiano” della Scuola Nazionale di Cinema e per numerosi testi collettanei.
Tra le sue pubblicazioni, Michael Mann (Il Castoro), Mauro Bolognini (con Alberto Pezzotta, Il Castoro), Mondo Queer – Cinema e militanza gay (Lindau), Guy Maddin (Bergamo Film Meeting), Agustí Villaronga (Bergamo Film Meeting), Jim Jarmusch – American Samurai (Centro Espressioni Cinematografiche / Cinemazero), Claire Denis (con Luca Malavasi, Bergamo Film Meeting), Musical! Sex! – La rappresentazione dei sessi nel Musical hollywoodiano (Tuttle), Woody Allen – Quarant’anni di cinema (Le Mani), Invasion Usa – Idee e ideologie del cinema americano anni ’80 (Bietti Heterotopia), Brivido caldo – Una storia contemporanea del neo-noir (Rubbettino) e Michael Mann – Creatore di immagini (minimum fax).
È stato per anni collaboratore del dizionario dei film Il Mereghetti. Ha curato le interviste e le ricerche per il documentario Made in Hong Kong. Dal 2007 al 2019 ha fatto parte del comitato di selezione del Torino Film Festival. Dal 2020 al 2021 è stato curatore della sezione Le stanze di Rol del Torino Film Festival.