Focus Lars von Trier: Trilogia europea
Dal 11 Marzo 2025 a 26 Marzo 2025
Un trittico, noto come “trilogia europea”, per scoprire i primi tre film diretti da Lars Von Trier, in una versione restaurata e senza tagli di censura.

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«Gli artisti devono soffrire, il risultato è migliore!» Lars von Trier
“La trilogia europea” di Lars von Trier, arriva al cinema in versione restaurata e senza tagli di censura.
È il 1984 quando l’allora giovane regista danese fa il suo esordio al Festival di Cannes con L’ELEMENTO DEL CRIMINE, un noir sporco e cupo in cui niente sta al suo posto. Un film che sembra mille miglia lontano da quel manifesto ‘Dogma’ che Lars Von Trier firmerà qualche anno dopo (nel 1995).
Mai uscito nelle sale italiane, EPIDEMIC del 1987, racconta di un regista e uno sceneggiatore (interpretati dagli stessi Lars von Trier e Niels Vørsel) che scrivono una sceneggiatura in cui un’epidemia si diffonde in tutto il mondo.
Infine, EUROPA (Premio della Giuria, a Cannes 1991), è un incubo kafkiano ambientato nella Germania del 1945, in cui un americano di origine tedesca si innamora della figlia del magnate delle ferrovie, ma scopre di non poter rimanere neutrale rispetto a ciò che lo circonda e di dover fare delle scelte difficili.
I tre film non costituiscono una trilogia narrativa ma sono uniti da temi comuni e da comuni esplorazioni stilistiche. Il tema portante è la decadenza sociale dell’Europa del secondo dopoguerra. Tutti e tre i capitoli della trilogia raccontano di un personaggio le cui azioni idealistiche finiscono col perpetrare il problema che cercano di risolvere. Un altro dei temi comuni della trilogia è quello dell’ipnosi:
«Ne L’elemento del crimine il motivo dell’ipnosi è un puro postulato, un’illusione, una finzione (make-believe). In Epidemic, l’ipnosi si esprime realmente, in modo documentaristico e organico. E infine, in Europa, film ancora non scritto all’epoca, l’idea era di ipnotizzare lo spettatore.» Lars Von Trier
Il regista: Lars von Trier
Regista e sceneggiatore, è uno degli autori più controversi del panorama cinematografico contemporaneo. Anticonformista e provocatorio, sfrutta le potenzialità del linguaggio filmico attraverso un cinema innovativo e sperimentale, che indaga la violenza e il lato oscuro dell’animo umano. Ipocondriaco e affetto da diverse fobie, soffre di lunghi periodi di depressione che influenzano le sue opere. Si aggiunge arbitrariamente il “von” nobiliare, come fecero Erich von Stroheim e Josef von Sternberg, due autori che stima moltissimo. Esordisce con L’elemento del crimine (Forbrydelsens element, 1984), viaggio allucinato tra distopia, omaggi a Kafka e atmosfera espressionista, primo capitolo di una trilogia sull’Europa proseguita con Epidemic (1987) ed Europa (1991).
A metà anni Novanta fonda, insieme al collega Thomas Vinterberg, il movimento cinematografico Dogma 95, basato su un decalogo di precise regole espresse in un manifesto programmatico. Tra i suoi film che aderiscono a questa corrente, seppur in maniera spuria, ci sono Le onde del destino (Breaking the Waves, 1996), meravigliosa opera spirituale e pessimista, Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, e Dancer in the Dark (2000), straordinario musical sui generis, vincitore della Palma d’oro a Cannes, con una memorabile Bjork protagonista (migliore attrice sempre a Cannes).
Tra le opere successive, occupano una posizione di rilievo Dogville (2003) con Nicole Kidman, il film-scandalo Antichrist (2009), Melancholia (2011) e La casa di Jack (The House That Jack Built, 2018), summa di tutta la sua poetica. (Fonte: LongTake.it)
