Dal 09 Marzo 2024 a 11 Aprile 2024

Nuovo Eden omaggia uno dei più grandi e influenti registi della storia del cinema e riporta sul grande schermo, nella versione restaurata in 4k, 5 film: Gallina al vento (1948); Inizio d'estate (1951); Il sapore del riso al tè verde (1952); Inizio di primavera (1956) e Crepuscolo di Tokyo (1957). In apertura una speciale "Colazione con il critico" con Roberto Manassero.

Info

Per me Ozu è il regista che ha saputo elevare il cinema, la forma d’arte del ventesimo secolo, alla sua massima bellezza. Una bellezza che non può essere imitata né riprodotta.

– Wim Wenders –

Nuovo Eden riporta sul grande schermo, nella versione restaurata in 4k, 5 capolavori del grande maestro del cinema giapponese Ozu Yasujirō: Gallina al vento (1948); Inizio d’estate (1951); Il sapore del riso al tè verde (1952); Inizio di primavera (1956) e Crepuscolo di Tokyo (1957).

Il “cinema gentile” di Ozu, come lo ha sapientemente definito Kiarostami, narra con delicatezza, ironia e uno stile puro, storie di vita familiare, rivelando una profonda comprensione delle cose umane e un’inimitabile capacità di rappresentarle con tratti essenziali. Essenziali e universali, nonostante sia ritenuto, in patria, “il più giapponese dei registi giapponesi”.

Il cinema di Ozu si focalizza intorno a un unico e grande tema, quello della famiglia, con particolare attenzione al rapporto tra genitori e figli: il regista fece soprattutto dei sentimenti materni, paterni e filiali l’oggetto d’attenzione principale dei suoi film, riuscendo a dar loro una connotazione che rende conto della loro universalità.

Ozu Yasujirō amava dire di considerarsi un semplice venditore di tofu. Ma il semplice venditore di tofu, studente mediocre e regista geniale, perennemente in equilibrio fra tradizione e modernità, è l’uomo che ha saputo portare il cinema asiatico (e mondiale) ad altezze vertiginose

In collaborazione con Associazione Culturale italo giapponese Fuji.

Ingresso ridotto per i tesserati Associazione Fuji.

Il regista: Ozu Yasujirō

Nato a Tokyo nel 1903, e ritenuto con Mizoguchi Kenji e Kurosawa Akira uno dei più importanti registi del cinema giapponese, Ozu Yasujiro ne ha segnato con la sua opera le tappe principali, dagli anni del muto a quelli del colore, arrivando sino alle soglie della modernità.

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La sua grande influenza sul cinema contemporaneo è stata, fra l’altro, attestata dagli omaggi che al suo lavoro hanno attribuito registi come il tedesco Wim Wenders e il cinese Hou Hsiao-hsien.

Progressivamente il cinema di Ozu venne a focalizzarsi intorno a un unico e grande tema, quello della famiglia, con particolare attenzione al rapporto tra genitori e figli.

Estraneo a un approccio di tipo sociologico, il regista fece soprattutto dei sentimenti materni, paterni e filiali l’oggetto d’attenzione principale dei suoi film, riuscendo a dar loro una connotazione che, liberatasi da ogni particolarismo, rende conto della loro universalità.

Ed è per questo che, pur essendo le sue storie ancorate ai costumi e alle tradizioni del suo Paese (in patria è ancora oggi ritenuto «il più giapponese dei registi giapponesi»), i suoi film riescono davvero a parlare a tutti, coinvolgendo gli spettatori delle culture più diverse.

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