13 Febbraio 2020 - 18:00

14 Febbraio 2020 - 19:15

15 Febbraio 2020 - 18:30

16 Febbraio 2020 - 21:00

17 Febbraio 2020 - 21:00

Informazioni e Prenotazioni
I biglietti sono in vendita presso il Nuovo Eden tutti i giorni di proiezione a partire da mezz'ora prima dell'inizio dello spettacolo.
Un film di
Yi'nan Diao
Con
Hugh Hu, Lun-Mei Kwei, Liao Fan, Regina Wan, Liang Qi, Jue Huang
Genere
Drammatico, noir
Durata
113'

FILM IN PRIMA VISIONE

Dal regista del pluripremiato Fuochi d'artificio in pieno giorno, un noir malinconico e violento. Zhou è appena uscito di prigione. La sua ritrovata libertà, però, si trasforma ben presto in un incubo quando il giovane viene coinvolto in una rissa particolarmente violenta tra gang della criminalità organizzata. Durante la rissa, infatti, le cose sfuggono talmente di mano che a rimetterci la vita è un poliziotto. Per questo motivo Zhou è costretto a fuggire non solo dai criminali rivali, ma anche dalle forze dell’ordine, particolarmente accanite a causa della morte di uno dei loro membri. L’unica speranza di Zhou per non tornare in galera o essere ucciso è Liu, una prostituta che forse prova dei sentimenti per lui e che dice di poterlo aiutare a scappare da un mondo pericoloso, crudele e violento, i cui antichi principi d’onore sono ormai pervasi dalla globalizzazione occidentale.

Opera seconda di un regista già vincitore di un Orso d'oro a Berlino e accreditato dai più come l'autore cinese su cui puntare per il futuro, Il lago delle oche selvatiche – titolo internazionale di un film che in originale è più o meno traducibile come "Appuntamento in una stazione del Sud" – conferma a più riprese come le speranze su Diao Yinan siano state ben riposte e come il suo stile sia già definito e maturo. Il genere d'elezione è nuovamente il noir, anche se l'approccio differisce dal fortunato predecessore, Fuochi d'artificio in pieno giorno. Quella che là era suggestione investigativa, incentrata su una femme fatale enigmatica, qui diviene immersione in un sottobosco criminale crudele, regolato da leggi antiche. Le improvvise esplosioni di rabbia e di violenza che sopraggiungono a interrompere momenti quasi contemplativi sono spesso quadri corali, in cui la regia ha sempre il controllo della più caotica delle situazioni. La presenza vistosa della macchina da presa è alla base delle scene più memorabili di Il lago delle oche selvatiche: la rissa iniziale, che darà vita a un'inesorabile reazione a catena, così come la sparatoria durante il ballo di gruppo sulle note di Rasputin di Boney M, in cui le suole luminose degli apprendisti ballerini catturano l'attenzione dello spettatore e lo guidano attraverso i campi lunghi di Diao, ad abbracciare le molteplici realtà della Cina odierna. La miseria, l'avidità, l'occidentalizzazione che si insinua e l'ancestrale legge del jiang hu (il senso dell'onore cavalleresco che caratterizza le contese mafiose) che regna sopra ogni cosa scorrono in un'ideale carrellata orizzontale. Ed è ancora più forte l'impronta stilistica in un montaggio frenetico di animali selvaggi, talmente criptico da non permettere di capire con certezza su che piano di realtà ci si stia muovendo, se in uno zoo, teatro di una sparatoria, o in una fantasia di guardie e ladri, predatori e prede. (Emanuele Sacchi, Mymovies.it)

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