Jazz e … linee di confine
22 Febbraio 2011 - 21:00
JAZZ IN EDEN
Secondo appuntamento per la nuova proposta di guida all'ascolto targata Jazz in Eden.
Due incontri pensati per avvicinare il pubblico al jazz: non solo quello degli intenditori, degli appassionati e dei conoscitori del genere, ma anche i curiosi e tutti coloro che, magari, al jazz non osano avvicinarsi, o addirittura sentono una certa distanza fra sé e questa musica, così spesso ed erroneamente ritenuta élitaria o noiosa da una cultura come la nostra, sempre più all'insegna del fast food, del "gusto facile" e dell'emozione immediata.
Perché è proprio a contatto con l'emozione che sta nel cuore del jazz (nel cuore di chi lo scrive, di chi lo improvvisa come di chi lo ascolta) che questi incontri vogliono riportare, attraverso un viaggio che abbraccia la cultura e il linguaggio jazzistici e intanto getta luce sui meccanismi profondi del fare musica, dall’improvvisazione alle poliritmie, dal sound alle forme, raccontati con rigore analitico e in modo accessibile, e resi finalmente concreti attraverso gli ascolti.
Il secondo appuntamento è con Enrico Merlin, al quale abbiamo chiesto di anticiparci qualcosa sul tema del suo intervento:
«Sta diventando sempre più difficile decidere dove il jazz comincia o si ferma, dove inizia Tin Pan Alley e finisce il jazz, o addirittura dov'è il confine tra musica classica e jazz. Penso non ci siano linee di confine» (Duke Ellington).
Mai come ora le parole di Duke Ellington risultano attuali. Abbattere i confini, le barriere, le cornici è compito fondamentale per chi vuole realmente iniziare a capire l'arte del '900. Il Jazz non sfugge a queste regole. Quale sia la discriminante tra il Jazz e le altre musiche è molto difficile da delineare. Si può procedere per esclusione, ammesso che sia veramente necessario riposizionare una cornice intorno a una delle forme artistiche più importanti del secolo scorso, che grazie alla sua vitalità e capacità rigenerativa ha ancora molto da raccontare (Enrico Merlin)
Ingresso libero