Josep
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Febbraio 1939. Travolto dall’ondata di repubblicani in fuga dalla dittatura di Franco, la soluzione del governo francese consiste nel confinare i profughi spagnoli in campi di concentramento dove non hanno altra scelta che costruire i propri rifugi, nutrirsi dei cavalli che li hanno accompagnati al di fuori del loro Paese, e morire a centinaia per mancanza di igiene e acqua. In uno di questi campi, due uomini, separati dal filo spinato, diventeranno amici. Uno è un gendarme, l’altro è Josep Bartoli (Barcellona 1910 – New York 1995), un vignettista che combatte contro il regime di Franco.
«Mi piace dire che Josep è un film disegnato. Volevo rendere omaggio alla professione e al mezzo espressivo che mi lega a Josep, ovvero il disegno. E i disegni di giornale in particolare che, nella loro forma, devono essere iper espressivi, eseguiti rapidamente (a causa dei vincoli di tempo imposti dalla stampa), letti rapidamente e soprattutto dedicati a riassumere un’azione in un unico disegno. Anche la graphic novel, che è un’arte sequenziale, può contare su una sequenza di casi per raccontare una singola azione. Ma per le vignette sui giornali è necessario riassumere un movimento in un unico disegno. Gli conferisce una forza unica che volevo portare su schermo. Ecco perché, in tutto il flashback del film all’interno dei campi di concentramento, la mise en scène si basa su un disegno senza movimento. Ho rimosso tutti i gesti superflui, facendo uso dell’animazione solo nei momenti magici, quando il ricordo viene animato prendendo, così, vita.» (Aurel)
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La rassegna
Al cuore dei conflitti
L’undicesima edizione della rassegna Al cuore dei conflitti, promossa da Federazione Italiana Cineforum, fa tappa anche a Brescia con cinque film che parlano del mondo, della sua storia recente e contemporanea, delle guerre che ne stravolgono la geografia fisica e umana: Bulgaria, Spagna, Repubblica Ceca, Russia e Grecia fanno da teatro a storie di uomini e donne che combattono contro i pregiudizi, le condizioni di restrizione fisica e psicologica, lo schiacciamento della propria identità, per riuscire a conquistare un futuro dignitoso e le condizioni di un’esistenza decorosa.
Cinque film, dal dramma dei migranti raccontato con humor (bianco e) nero di Strah – Fear, alla storia di un Presidente drammaturgo, Havel. Dalla memoria e dolore della strage del Teatro Dubrovka di Mosca in Konferentsiya – Conference ai campi rifugiati tra incertezza e attesa di Killing Time e quelli di contenimento del regime franchista in Josep.