Marx puÒ aspettare
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22 Settembre 2021 - 19:00
Il Nuovo Eden torna in sala. Da giovedì 16 settembre le proiezioni tornaranno ad essere al chiuso, in via Nino Bixio 9 a Brescia.
Marco Bellocchio, attraverso la sua famiglia, fa rivivere la storia di suo fratello, senza filtri o pudori, quasi una indagine, che ricostruisce un'epoca storica e tesse il filo rosso di tanto suo cinema. Camillo scompare nel 1968. Quasi cinquanta anni dopo, Marco riunisce tutta la sua famiglia per un pranzo. Con i suoi familiari si interroga su Camillo, il suo gemello che si è tolto la vita a soli 29 anni. I fratelli. I nipoti. La sorella della fidanzata del tempo. Uno psichiatra. Un prete. Parlando con ognuno di loro, rievocando quegli anni e quei fatti, Marco ricostruisce i tasselli del passato, dando finalmente corpo a un fantasma con cui ha fatto i conti per tutta la vita.
Un film di fantasmi e presenze, la materia di cui è fatto il cinema, per ritornare ad un momento tragico e cercare di cogliere eventuali responsabilità lì per lì neanche ipotizzate.
Per rintracciare l’origine di un malessere (le notti trascorse da Camillo nella stessa stanza del fratello maggiore, Paolo, malato di mente?, oppure il senso di fallimento dato dal non essere “intellettuale” come Piergiorgio o “di talento, famoso”, come Marco?) ben sapendo però che una risposta certa, ad un atto simile, è quasi sempre impossibile trovarla.
Un film a sua volta difficile da catalogare, da inscrivere in un filone, psico-autobiopic capace anche di slanci di tenera leggerezza che solamente un maestro come Marco Bellocchio (82 anni a novembre) sarebbe stato in grado di concepire, plasmare, restituire con questa profonda vitalità, senza cedere alle lusinghe di pietismi nostalgici o sentimentalismi a buon mercato. Un film-testamento, per certi versi lacerante, realizzato da un regista che però è già proiettato sul suo prossimo lavoro. (Valerio Sammarco, Cinematografo.it)