Oro verde – c’era una volta in colombia
01 Maggio 2019 - 21:00
Le origini del narcotraffico in Colombia attraverso la storia epica di una famiglia indigena wayuu di semplici pastori diventati esperti uomini d'affari. Grazie alla marijuana, la matrona Ursula, l'audace Raphayet e la bella Zaida scopriranno la ricchezza, ma anche i risvolti tragici di questa guerra per controllare l'attività illegale. Una lotta fino all'ultimo respiro, che tra avidità e sete di potere, metterà a rischio le loro vite, la loro cultura e i loro riti ancestrali. Oro verde è un film antropologico che si trasforma inaspettatamente in un gangster movie seguendo la disgregazione di un popolo nel passaggio da un'economia arcaica a una di tipo capitalistico.
Costruito in cinque canti, Pájaros de verano (questo il titolo originale) si rivela un'opera sorprendente e atipica, che lavora su forti contrasti (personalità molto terra-terra e cosmogonia complessa, economia rurale e capitalismo moderno, il rispetto dei legami familiari e le derive del potere, gli uomini in primo piano e le donne che tengono le redini, la realtà e i sogni, ecc.). Un cocktail che non vuole ostentare la violenza, al contrario, bensì disegnare nel tempo il ritratto di un sistema che supera i suoi iniziatori e distrugge le loro radici. E se questa affascinante parabola, dotata di una bella messa in scena, a volte pecca un po' di teatralità shakespeariana ed eccessiva ritualità e di un ritmo leggermente irregolare, l’insieme dimostra, dopo l'affascinante El abrazo de la serpiente, che Ciro Guerra (questa volta ufficialmente associato alla regia alla sua complice Cristina Gallego) ha, quanto a qualità, più di una corda al suo arco. (Fabien Lemercier, Cineuropa)