21 Aprile 2023 - 21:00 / Sala 1 / v.o. sott.ita

LaChapelle firma un film che ha tutto il gusto del suo lavoro di fotografo, un documentario ben realizzato che illustra come un'alternativa alla violenza sia possibile.

Info

Un film di
David LaChapelle
Con
Drag-On, Kevin Scott Richardson
Origine
USA, 2005
Durata
86′
Genere
Documentario

Durante le riprese del videoclip Dirrty di Christina Aguilera nel 2002, David LaChapelle rimase folgorato da alcuni ragazzi che, ballando, si muovevano in modo vertiginoso e velocissimo. I ragazzi chiamavano questo ballo Krump.

Frutto di due anni e mezzo di lavoro di David LaChapelle, popolarissimo fotografo e icona del mondo glamour americano (qui al suo esordio alla regia) Rize racconta, con il suo tipico stile carico di eros e di colore, la genesi del Krump, ultima avanguardia legata al mondo della danza e della cultura Hip Hop americana.

Il film è ambientato a South Central, il più pericoloso ghetto nero di Los Angeles, famoso alle cronache americane per i numerosi episodi di violenza. Qui, nel 1992, Tommy the Clown inventa un nuovo modo di animare le feste dei bambini in stile hip hop, che sia volto non solo a farli divertire, ma anche a diventare una sorta di punto di riferimento con lo scopo di tenerli fuori dalle gang.
L’attrazione alternativa è il Krump, un nuovo modo di ballare, lontano dalla break dance, fatto di frenetici movimenti e di volti pitturati. Autentica esplosione del corpo e della mente, il Krump è una danza a metà tra Hip Hop e balli tribali che nasce dalla necessità di alcuni degli abitanti di South Central di offrirsi un’alternativa alla violenza che contraddistingue la vita della zona.
Le guerre tra bande si trasformano così in sfide di danza con corpi che si muovono a velocità vertiginose, per portare su un piano nuovo e creativo la sconfinata energia dei suoi ballerini.

Le star di questo film sono i ballerini stessi: Tommy the Clown, Lil C., Dragon, Tight Eyez, La Niña, Miss Prissy, ragazzi circondati da droga, povertà e delinquenza che si muovono sulle coinvolgenti musiche di Christina Aguilera, Amy Marie Beauchamp e Jose Cancela. Tra le cose più interessanti, da notare che i ragazzi hanno creato questo ballo senza essere ballerini professionisti, ma vivendo il movimento come un’estensione del proprio essere e della propria sensibilità.

Come spiega LaChapelle: “Il Krump consiste nel dimenticarsi di sé, nel lasciarsi andare a pulsioni completamente primitive”. Raggruppati in compagnie (Krumps e Clown) contraddistinte da differenti colori dipinti sul volto, i giovani ballerini trasformano questa danza in una moderna catarsi.

Rize è un’opera carica di emozione, che si propone di mettere in luce lo spirito creativo e la volontà di sopravvivenza di una comunità abituata a finire in prima pagina solo per raccapriccianti fatti di cronaca.
LaChapelle apre per la prima volta una finestra sulla vita di questi ragazzi con un vissuto problematico, per i quali la danza è diventata una ragione di vita e, forse, l’unica via di uscita dalla violenza quotidiana. Molti dei ragazzi che sono partiti da South Central sono oggi ballerini affermati e collaborano con i più grandi artisti della scena pop mondiale.

La proiezione è realizzata in occasione della mostra David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land.

 

Trailer

Fondazione Brescia Musei

Photogallery

La mostra

David LaChapelle per Giacomo Ceruti Nomad in a Beautiful Land

David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land è una mostra fotografica originale, che presenta un’opera inedita eseguita dal celebre artista americano per Brescia e ispirata alla produzione pauperistica di Giacomo Ceruti. La Pinacoteca Tosio Martinengo, il museo che conserva il più alto numero di opere di Ceruti nel mondo, ospita questo scatto per narrare, attraverso un linguaggio nuovo e contemporaneo, le sale solitamente dedicate al pittore degli ultimi. Insieme alla serie Jesus is my homeboy (2003), la nuova fotografia di LaChapelle si insinua tra le fitte pieghe del presente, per fornirne un’interpretazione attenta e consapevole della marginalità: un’ode alla decadenza sociale.