
Tra il 4 e l’8 novembre 2024 si svolgerà la prima parte di indagini non invasive sulla Lipsanoteca,
contenitore di reliquie in avorio del IV secolo d. C., che faceva parte del tesoro del monastero benedettino femminile di Santa Giulia, ancora oggi custodita ed esposta in Museo, al piano
inferiore di Santa Maria in Solario.
La Lipsanoteca è un’opera unica nel suo genere; sulla base dei motivi stilistici è stata datata alla
seconda metà del IV secolo ed è considerata uno dei primi reliquiari decorati con figure della
produzione artistica cristiana. La sua unicità risiede anche nelle dimensioni e nell’ottimo grado di
conservazione.
Inoltre, le 33 scene scolpite che ne decorano le superfici costituiscono il più antico ciclo
raffigurante la Passione nella storia dell’arte. L’importanza della Lipsanoteca è inoltre andata ben
oltre i confini dell’Italia, come documentano, tra l’altro, numerose copie risalenti ad epoche
differenti presenti in tutta Europa, da San Pietroburgo a Magonza.
Nonostante l’opera sia nota e sia stata ampiamente presentata negli studi sull’arte tardoantica e
sull’arte applicata della lavorazione dell’avorio, e sebbene la sua iconografia e iconologia siano già
state trattate più volte in monografie specifiche, la sua storia, che la vede oggi separata dal suo
contesto di origine e che è stata segnata anche dallo smontaggio in epoca moderna, rimane in
gran parte inesplorata.
Lo studio tecnico-artistico mira a rilevare e analizzare la tecnica di produzione, le tracce d’uso sulle superfici, le trasformazioni subite nel tempo per giungere all’ipotesi di come poteva essere
l’aspetto originale. A tal fine, verranno utilizzati esclusivamente metodi non distruttivi e non
invasivi, quali, ad esempio, l’esame con un microscopio stereoscopico e varie tecniche di imaging.
Data la funzione religioso-devozionale dell’opera, grazie a questo progetto verranno analizzati
anche i numerosi aspetti relativi al rapporto tra l’uomo e il manufatto quali, ad esempio, la
produzione, la storia, la conservazione e l’interpretazione attraverso le varie epoche.
L’obiettivo finale è ricostruire la storia più completa possibile dell’oggetto grazie ad un approccio
metodologico trasversale che unisce storia dell’arte, storiografia, tecnologia artistica e scienza del
restauro.
Il progetto nasce dalla collaborazione con un team interdisciplinare internazionale, che ha già
avuto modo di dedicarsi con ottimi esiti allo studio del Dittico di Boezio.
Il gruppo di lavoro è costituito, oltre agli specialisti di Fondazione Brescia Musei, da storici dell’arte e restauratori appartenenti al Zentralinstitut für Kunstgeschichte di Monaco (Germania), all’Archäologische Staatssammlung di Monaco (Germania), al Vorarlberg Museum di Bregenz (Austria) e al Center for Early Medieval Studies presso l’Università Masaryk di Brno (Repubblica Ceca).