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Nel 1826 gli scavi archeologici al tempio romano, condotti dai membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti e supportati da una sottoscrizione pubblica, procedevano ormai da diversi mesi, in un clima di grande soddisfazione per la scoperta del tempio e di alcuni suoi arredi. Con l’occasione di questo anniversario ripercorriamo quelle straordinarie ore, fra il 20 e il 21 luglio 1826, quando i bronzi furono scoperti fra i resti del tempio romano.

Il ricordo del ritrovamento dei bronzi nel tempio romano21 LUGLIO 1826: 193 ANNI FA IL RITROVAMENTO DELLA VITTORIA ALATASIMBOLO DELLA CITTÀ DI BRESCIARicorre domenica l’anniversario del ritrovamento dei bronzi e della straordinaria statua della Vittoria alata grazie agli scavi condotti nell’Ottocento dall’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Brescia Nel 1826 gli scavi archeologici al tempio romano, condotti dai membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti e supportati da una sottoscrizione pubblica, procedevano ormai da diversi mesi, in un clima di grande soddisfazione per la scoperta del tempio e di alcuni suoi arredi.Con l’occasione di questo anniversario ripercorriamo quelle straordinarie ore, fra il 20 e il 21 luglio 1826, quando i bronzi furono scoperti fra i resti del tempio romano.20 LUGLIO 1826Verso le ore 19.00 del 20 luglio le pale e i picconi degli operai cozzarono in qualcosa di metallico: la terra smossa con le mani fece intravvedere qualche bagliore, che lasciava intendere un ritrovamento prezioso. In poco meno di 4 metri, tra il muro di una delle grandi aule del tempio e il colle stesso, venne scoperto un insieme di bronzi straordinari per bellezza e per quantità. Primo tra tutti una statua poco più grande del vero di una figura femminile, con le braccia staccate e poste lungo i fianchi. La statua era protetta da almeno 85 cornici in bronzo lavorate; vicino alla testa due grandi ali, una sopra l’altra; lungo il fianco e vicino ai piedi 5 teste che sembrarono subito ritrarre imperatori romani, tre delle quali protette sempre da cerchi in bronzo; una statua più piccola in bronzo dorato; un pettorale di una statua equestre. I membri dell’Ateneo, che dirigevano le operazioni di scavo, decisero di chiedere a disposizione due guardie per vigilare durante la notte ed evitare l’azione di possibili “tombaroli”, per poi procedere il giorno seguente all’estrazione delle opere dal terreno.21 LUGLIO 1826Alle 5 del mattino del 21 luglio, mentre albeggiava, alla presenza dell’archeologo Luigi Basiletti, venne estratta per prima la grande statua, dal cui interno fuoriuscirono altre cornici e si scoprirono così molti altri bronzi: una testa femminile, un braccio di un’altra statua, un pettorale di cavallo; altre cornici, più altri oggetti piccoli e minuti di difficile interpretazione, anche per la terra che li ricopriva. Notabili e uomini di scienza assistettero all’evento: Antonio Sabatti, il conte Gaetano Maggi, il signor Giuseppe Gussago, il signor Giorgio Ravelli e l’impresario degli scavi Gianbattista Pietroboni. Della sensazionale scoperta venne data notizia alla Congregazione Municipale che alle 19.00 del 21 luglio si recò in visita al Capitolium.Resta il verbale di quel sopralluogo, al quale parteciparono anche il presidente dell’Ateneo, Girolamo Monti, il Podestà di Brescia, Conte Giovanni Calini, assessori e membri della commissione degli scavi. Nel verbale si menziona “una statua muliebre … avvolta in panni maestrevolmente scherzati”, le ali sono staccate, ma in modo tale che possano essere facilmente rimesse; da quante sono le cornici viene lasciato lo spazio vuoto, perché non riescono a contarle; chi lo redige vorrebbe anche metterle in fila e contare quanti metri lineari misurano, ma anche questo dato resta in bianco. Tutti concordano sul fatto che i pezzi siano davvero ben conservati. Nel frattempo, girata la notizia, iniziano ad accorrere numerose persone. Le autorità, sia per motivi di sicurezza, sia per permettere al maggior numero di persone di vedere lo straordinario rinvenimento, decisero di trasferire i bronzi si legge “con qualche festevole formalità” nell’aula del Ginnasio Convitto Peroni, nell’ex Convento di san Domenico, dove da qualche anno si andavano raccogliendo iscrizioni e antichità relative alla città, dove si sarebbero potuti ammirare fino alla fine del mese di luglio di quell’anno. 22 LUGLIO 1826Tra le vie della città, mentre le campane vengono suonate a festa, sfila un insolito e festante corteo: tra ali di folla plaudente, il podestà precede –immaginiamo tronfio ed orgoglioso- il carro con la statua esposta in piedi, seguito dalla banda militare, dai membri della Congregazione Municipale, dai Commissari agli scavi. La folla acclama e accompagna il corteo fino all’ex Convento di san Domenico. Della scoperta vengono prontamente avvisate anche le autorità austriache.In seguito molti visitatori e studiosi vennero ad ammirare la statua, che ispirò numerose produzioni poetiche come quella di Giulio Tartarino Caprioli che scrisse “O cara imago, or che tu riedi al giorno – Deh! Faccian teco i lieti dì ritorno”. La notizia rimbalzò su molti giornali, anche stranieri. In Francia ad esempio il bronzo fu oggetto di notevole attenzione, fin dalle prime cronache redatte per il «Journal général de la littérature étrangère» (Paris, 1827).La Vittoria alata ha lasciato temporaneamente Brescia: l’11 luglio 2018 infatti la statua è stata affidata alle sapienti cure dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per la parte più delicata del complesso progetto di recupero e valorizzazione di questo emblematico bronzo: l’indagine dell’interno e il restauro conservativo complessivo, nonché la progettazione e realizzazione di un nuovo supporto interno a sostegno di ali e braccia, in sostituzione di quello ottocentesco non più perfettamente funzionante.La statua, che è stata di recente oggetto di un convegno internazionale a lei dedicato, organizzato a maggio a Firenze all’Opificio delle Pietre Dure, rimarrà presso l’Opificio stesso ancora per alcuni mesi, fino alla prossima primavera quando è previsto il ritorno “a casa”.Al suo rientro la statua non tornerà nel museo di Santa Giulia, dove è stata esposta negli ultimi vent’anni. Sarà invece posizionata nella cella orientale del Tempio romano, il Capitolium, in un nuovo allestimento museale curato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, egli stesso artista e sculture, oltre che ar­chitetto di altissima levatura internazionale.Cogliamo l’occasione per ricordare che il progetto di restauro e allestimento è reso possibile grazie alla sensibilità e alla generosa partecipazione di alcune aziende che, tramite il sistema dell’ArtBonus, hanno donato i fondi necessari alle operazioni di pulitura e restauro della statua: Antares Vision Srl, Camozzi Automation Spa, Ori Martin Acciaieria e Ferriera di Brescia Spa, Saottini Auto Spa, Tamburini srl, Ubi-Banca, Ubi-Fondazione Cab.La raccolta fondi per la Vittoria alata è ancora aperta: tutte le informazioni all’indirizzo http://artbonus.gov.it/116-3-la-vittoria-alata.html