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A 70 anni dalla sua realizzazione e a 40 dalla scomparsa di Buñuel riportiamo al cinema, dal 3 aprile e restaurato in 4K, uno degli esiti massimi del suo cinema. Girato, come altri capisaldi della sua filmografia, durante l'esilio forzato di Buñuel in Messico per sfuggire alle maglie del regime franchista, Él è la cronaca dettagliata del terrificante calvario vissuto dalla vittima di un marito megalomane, gelosissimo e paranoico.

Info

Un film di
Luis Buñuel
Origine
Messico, 1953
Durata
93′

VERSIONE RESTAURATA

Nel 1953 la carriera registica di Luis Buñuel stava riprendendo con maggiore libertà e intraprendenza in Messico. Dopo il successo europeo di I figli della violenza, Luis Buñuel adattò con il suo complice e collaboratore abituale Luis Alcoriza il romanzo Él di Mercedes Pinto: più che una storia di fantasia era la cronaca dettagliata del terrificante calvario vissuto dalla vittima di un marito megalomane e gelosissimo che era, in realtà, un caso grave di delirio paranoide (Lacan mostrava questo film ai suoi studenti di psichiatria come buona illustrazione della malattia).


Magnificamente interpretato da Arturo de Córdova, Francisco Galván è ciò che in Spagna si chiama meapilas, un baciapile: un devoto ‘cristiano buono e puro’, ma di fatto un vergine di mezza età. Ossessionato dai piedi calzati di un’altra fedele, Gloria (Delia Garcés), la corteggia finché questa non rompe con il fidanzato per sposare lui, sorprendentemente affascinata com’è dal suo carattere dispotico. Ma già durante la luna di miele Gloria scopre e subisce la gelosia completamente ingiustificata dell’uomo, che interpreta maniacalmente ogni cosa come gesto beffardo e come prova dell’infedeltà della moglie o di complotti contro di sé e contro i propri interessi finanziari e patrimoniali. Diffida di sua moglie, dei suoi avvocati e di quasi tutti, disprezza gli esseri umani che considera parassiti e afferma in modo megalomane che se fosse Dio non perdonerebbe mai l’umanità.


Sebbene di solito Luis Buñuel fosse un grande umorista e un perenne surrealista, questo – un po’ come Il ladro di Hitchcock – è probabilmente uno dei suoi film più seri, e anche uno dei più complessi e maggiormente caratterizzati da un narrazione tesa ed ellittica, e si conclude con una delle più inquietanti scene finali mai girate. Considerato da molti il migliore tra i capolavori di Buñuel insieme a Estasi di un delitto e a L’angelo sterminatore, contiene alcune immagini che spingono a chiedersi se Hitchcock avesse visto e ricordasse Él quando girò La donna che visse due volte cinque anni dopo.

Miguel Marías

Restaurato da The Film Foundation’s World Cinema Project, Les Films du Camélia e Cineteca di Bologna con il supporto di OCAS e in collaborazione con Películas y Videos Internacionales presso il laboratorio L’immagine Ritrovata. Con il sostegno di Material World Foundation.

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