Corpo a corpo
18 Ottobre 2019 - 21:30
Il 24 settembre 2005, dopo la partita di calcio tra Verona e Brescia, all’interno della stazione di Verona si verificano gravi incidenti tra polizia e tifosi ospiti. In molti vengono feriti e un ragazzo rimane a terra, in fin di vita. Prova a rialzarsi ma si accascia di nuovo ed entra in coma. Si risveglia due mesi più tardi, gravemente menomato a causa del pestaggio subito.
Prima di quel giorno e di quella violenza senza senso, Paolo Scaroni era un allevatore di tori, portava avanti un’azienda agricola con più di duecento bovini da macello ed era campione regionale di arrampicata su roccia. Faceva parte del gruppo ultrà “Brescia 1911”, ragione per cui si trovava quel giorno alla stazione di Verona. Il film si sviluppa nel corso di dodici anni, seguendo a distanza ravvicinata la via crucis affrontata dal protagonista per trovare una nuova identità di uomo. Sullo sfondo del racconto, contrapposto al territorio della provincia bresciana, spunta prepotente l’universo ultrà in Italia. La semplicità e l’onestà del contesto contadino, a confronto con la visceralità di un mondo estremo a cui Paolo apparteneva prima dell’incidente; da una parte l’azienda agricola del protagonista, tenuta ora in piedi dal padre, dall’altra l’incontro con una delle tifoserie – quella di Cava dei Tirreni – che più ha mostrato solidarietà e vicinanza alla vicenda, diventata simbolo, per un periodo, di tutte le rivendicazioni ultrà.
Intanto dentro il cuore di Paolo batte sempre la roccia, la montagna: un legame profondo che neanche la perdita di parte della memoria e la menomazione fisica hanno potuto scalfire. Corpo a corpo è un lungo atto di resistenza trascorso nella costante osservazione di Paolo, dove il quotidiano e i momenti chiave della sua vita si alternano per comporre una storia autentica, dal respiro profondo e universale.
Dal coma e la sedia a rotelle del 2005 il racconto attraversa il buio quotidiano del ragazzo, le visite mediche e la lunga fase di riabilitazione per tornare a stare in piedi e riaccendere il motore del proprio corpo per ritrovare, finalmente, sé stesso.
In questo percorso è l’intimità del dolore profondo a spingere Paolo a lottare e a voler superare i propri limiti, con il sorriso e con la rabbia, cadendo e rialzandosi, tendendo ogni suo gesto tra la terra e il cielo: dalla semplicità della sua cascina in cui persino gli animali hanno imparato il dialetto, fino a una vetta confusa tra le nuvole, dove il dramma di una vita distrutta s’innalza fino a diventare poesia.
EVENTO SPECIALE: Intervengono in sala il regista Francesco Corona, il protagonista Paolo Scaroni, Laura Renzi Amnesty International – Italia e Chiara Paolitti di Amnesty International – Brescia. Modera il giornalista Gian Paolo Laffranchi del BresciaOggi.