Pinacoteca Tosio Martinengo
Completamente rinnovata nel 2018, la Pinacoteca accoglie nell’elegante sede di Palazzo Martinengo da Barco una preziosa e scelta collezione d’arte.
Il percorso espositivo prende avvio dal Trecento e affianca ai dipinti mirabili oggetti di arte decorativa. Attraverso testimonianze di assoluta fama come l’Angelo e il Redentore di Raffaello e l’Adorazione dei pastori di Lorenzo Lotto, si arriva al cuore della collezione, costituito dalla pittura bresciana del Rinascimento con Savoldo, Romanino e Moretto. Si manifesta qui una peculiare attenzione per la realtà, che arriva poi fino all’umanissima stagione dei “pitocchi” di Giacomo Ceruti. Il percorso si conclude con l’Ottocento di Canova e Hayez.
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Il dipinto Ritratto di giovane con flauto del Savoldo sarà assente dalle sale del Palazzo poiché esposto nel percorso di mostra Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552, attualmente visitabile al Museo di Santa Giulia fino al 16 febbraio 2025.
Attualmente, presso la Pinacoteca Tosio Martinengo, è possibile visitare il PTM Andata – Ritorno Domenico Ghidoni. Leoni.
Museo
Nelle sale arricchite da preziosi velluti colorati e soffitti affrescati, si incontrano le opere di maestri come Raffaello, Lorenzo Lotto, Vincenzo Foppa, Savoldo, Romanino, Moretto, Giacomo Ceruti, Andrea Appiani, Antonio Canova, Berthel Thorvaldsen e Francesco Hayez, ma anche strabilianti sculture, raffinati vetri veneziani e curiosi armadi popolati da pigmei.
La storia
La Pinacoteca civica bresciana nacque ed ebbe inizialmente sede in palazzo Tosio, essendo formata dalle ricche collezioni di dipinti, sculture, stampe, disegni e objects d’art che nel 1832 il conte Paolo Tosio volle legare al Comune. Uomo di vasta cultura letteraria e poeta egli stesso, il conte Tosio ospitava nel suo palazzo un salotto assiduamente frequentato dai protagonisti della cultura bresciana del primo Ottocento. Nel suo testamento, redatto il 12 marzo 1832 e divenuto esecutivo dopo la morte della moglie Paolina, nel 1846, Paolo Tosio donò le sue collezioni d’arte e la sua biblioteca al Comune, “onde siano conservati perpetuamente in Brescia stessa a pubblico comodo”.
Nel 1851 la galleria Tosio fu aperta al pubblico, rispettando l’originaria disposizione delle opere d’arte e degli arredi di palazzo e registrando un progressivo incremento delle opere esposte, grazie soprattutto all’aggiunta di quadri donati o legati da collezionisti privati e di dipinti di proprietà comunale, incluse grandi pale provenienti da chiese demolite o soppresse.
Il continuo afflusso di opere determinò la necessità di aprire una seconda Pinacoteca: quando nel 1884 Francesco Leopardo Martinengo da Barco lasciò alla città il proprio grande palazzo, fu quindi possibile trovare una più razionale distribuzione per gli oltre 600 oggetti che affollavano le sale di palazzo Tosio. In palazzo Martinengo da Barco fu quindi aperta nel 1889, dopo imponenti lavori di adeguamento condotti dall’architetto Antonio Tagliaferri, la Pinacoteca Comunale Martinengo, costituita con le opere estranee al legato Tosio.
Nel 1903 l’amministrazione cittadina, spinta da ragioni di economia, decise la fusione delle due pinacoteche comunali in una sola, presso palazzo Martinengo da Barco. Dopo una complessa attività di riordino, Il 27 settembre 1914 la Pinacoteca Tosio Martinengo era definitivamente sistemata e veniva infine aperta al pubblico.
La collezione Tosio: da Raffaello a Canova
All’epoca della sua costituzione, la collezione Tosio – che pur poteva vantare notevoli capolavori di pittura antica – era nota soprattutto per la massiccia presenza di quadri e sculture di acclamati artisti contemporanei. Formata attraverso acquisti e commissioni dirette, questa parte della raccolta comprendeva opere di protagonisti del neoclassicismo quali Andrea Appiani, Antonio Canova, Berthel Thorvaldsen, Pelagio Palagi e Luigi Basiletti, documentato da numerosi quadri di paesaggio. L’apertura a temi e soggetti cari al Romanticismo si manteneva pur sempre entro i canoni estetici della pittura accademica, come prova in primis i Profughi di Parga.
La stessa predilezione per le espressioni artistiche più fortemente legate alla tradizione classica connotava anche le scelte del conte in fatto di pittura antica. Nell’arco di due anni – tra il 1821 e il 1822 – Tosio si assicurò tre dipinti presentati sul mercato con il riferimento a Raffaello: il Redentore, la Madonna dei garofani (pur attribuita con qualche riserva, e oggi ritenuta opera della bottega dell’Urbinate) e un “ritratto di giovane” che gli studi novecenteschi hanno rivelato essere uno degli angeli della distrutta pala di San Nicola di Tolentino, prima opera documentata del Sanzio.
Gli ideali di purezza, armonia e dolcezza incarnati dall’opera di Raffaello si possono riscontrare anche in buona parte delle più importanti opere della collezione Tosio: dalla Madonna con Bambino e san Giovannino di Francesco Francia all’Adorazione dei pastori di Lorenzo Lotto. Tra i pittori bresciani, l’attenzione di Tosio si concentrò esclusivamente su Moretto, che già Vasari aveva avvicinato all’Urbinate creando i presupposti per l’epiteto di “Raffaello bresciano” che proprio gli ambienti culturali vicini a Tosio avrebbero ben presto portato in voga. Non si deve poi trascurare che il profondo carattere religioso e il sentimento devoto della pittura di Moretto e di Lotto costituivano un elemento di interesse per chi, come Tosio, era animato da sincera fede personale e desideroso di rintracciare anche nell’arte una sincera e immediata espressione di fede.
La Scuola bresciana del ‘500
La storia artistica della città di Brescia raggiunge nella prima metà del Cinquecento un momento altissimo, ponendosi come coraggiosa avanguardia di un linguaggio dal forte orientamento realistico, del tutto innovativo nel panorama italiano del tempo.
Le origini di questo sviluppo risiedono nell’opera di Vincenzo Foppa, la cui opera è illustrata nella sala 2 della Pinacoteca. Qui è conservata fra l’altro la sua ultima opera, lo Stendardo di Orzinuovi: esito estremo della sua ricerca pittorica, lo Stendardo fu oggetto di grande attenzione da parte di Roberto Longhi, che vi riconobbe un vero e proprio manifesto di quella pittura di realtà che – indifferente alle idealizzazioni rinascimentali – persegue un naturalismo estremo. Tali indicazioni furono riprese, alcuni decenni più tardi, da Giovanni Testori, che riconobbe nello Stendardo “la più solenne affermazione realista della pittura europea avanti il genio del Caravaggio”: un “capolavoro di carne grama e silente”, una “vera e propria bandiera d’una rivolta fatta a furia di miserie, indigenze, stracci e dolori”.
La generazione successiva a quella di Foppa – e che vede una consistente apertura d’interesse verso la pittura veneziana, e in particolare verso il magistero di Tiziano – è dominata da tre protagonisti assoluti: Savoldo, Romanino e Moretto, che fecero della scuola bresciana, sempre secondo le parole di Longhi, “la più ricca di intelligenze che vanti in quel tempo l’Italia settentrionale”. Seguendo percorsi biografici e stilistici assai diversi, i tre pittori giungono ad approdi distinti, riccamente illustrati dal patrimonio della Pinacoteca.
Nel Flautista di Savoldo le figure, austere nell’essenzialità degli atteggiamenti e delle espressioni raccolte in meditazione, sono avvolte in solidi panneggi sui quali la luce crea effetti preziosi accentuati dal continuo contrapporsi di ombra e di luce. Questa caratteristica individua Savoldo come uno dei punti di riferimento imprescindibili per la pittura di Caravaggio.
La pittura di Romanino alterna i cromatismi preziosi delle tele – come nel grande manto argenteo della Vergine della Natività – al modernissimo linguaggio degli affreschi, come attestano le due Cene provenienti da Rodengo ed esposte nel salone della Pinacoteca. Qui la ricerca luministica, la monumentalità delle figure e la teatralità delle scene, insieme con il carattere popolare, quasi plebeo dei personaggi, si accompagnano a una stesura rapidissima, con pennellate ampie e sprezzate e vibranti lumeggiature a calce. La sua è una pittura dirompente ed espressionistica, libera da schemi e convenzioni e che arriva ad assumere forme inaspettate.
Nell’opera di Moretto la confidenza fisica e psicologica che caratterizza il rapporto tra le figure sacre e la sfera terrena, umana, assume forme assai concrete, reali e tangibili, nelle quali il classicismo raffaellesco è declinato in una dimensione affabile, quasi domestica, nella quale i protagonisti sono uniti da una trama di sentimenti sinceri e pacati.
Giacomo Ceruti: uno sguardo particolare sul Settecento
La Pinacoteca Tosio Martinengo è, per antonomasia, il museo di Giacomo Ceruti, un pittore milanese che fu attivo a Brescia nella fase iniziale della sua carriera e che lasciò in città una straordinaria serie di capolavori incentrati sulla rappresentazione di scene di vita quotidiana, popolate da figure di poveri (o pitocchi, da cui il soprannome con cui è maggiormente noto: Pitocchetto).
Queste pitture avevano goduto di grande fortuna nelle dimore aristocratiche del Settecento bresciano, e, aliene dal tono leggero e ammiccante tipico della pittura di genere, si caratterizzano per un senso di intensa partecipazione umana: la dignità dei personaggi è accentuata dalle dimensioni delle figure, ritratte senza alcuna concessione al macchiettismo, e dalla realistica rappresentazione delle situazioni, che nulla concedono al grottesco e al pittoresco e si presentano invece come istantanee dense di realtà.
Nella celebre Lavandaia è condensato tutto il mondo poetico di Ceruti: entro una corte silente e polverosa, il cui grigiore sembra stendersi anche sulle vesti dei protagonisti, la lavandaia interrompe per un momento il suo faticoso lavoro, rivolgendo all’osservatore uno sguardo intriso di stanchezza e di malinconia, mentre alle sue spalle un giovane aiutante incede strascicando i piedi, con il capo chino. Non vi è alcun pretesto narrativo all’origine di questa laconica rappresentazione: domina su tutto la ricerca della verità, mirata a restituire anche e soprattutto il dolore e la monotonia del vivere quotidiano. Ceruti si affida a una stesura povera e a una tavolozza terrosa, pressoché monocroma, che si ravviva solo nella descrizione degli abiti della donna.
I vetri veneziani della collezione Brozzoni
Nel 1863, anno della sua morte, il collezionista bresciano Camillo Brozzoni donò al Comune le proprie raccolte d’arte, che comprendevano dipinti antichi e moderni, stampe e oggetti quali ceramiche, bronzetti, medaglie, oreficerie, avori, smalti e uno straordinario nucleo di vetri veneziani, la cui preziosità e peculiarità era già riconosciuta dai contemporanei.
La sua raccolta, definita un “romanzo dell’industria”, rispecchiava il generale processo, su scala europea, di rivalutazione delle arti decorative, che negli ultimi decenni dell’Ottocento avrebbe avuto significative ricadute sulle collezioni museali, sui linguaggi artistici e sulla produzione artigianale e industriale, come il recupero di tecniche e tipologie dell’artigianato rinascimentale, da proporre ai giovani artisti così da educare il loro gusto e affinare le loro competenze.
La raccolta, paragonabile alle più importanti collezioni europee, per la precocità della sua formazione e la ricchezza di materiali eccezionali, costituisce infatti un vero e proprio campionario delle tecniche e delle tipologie che arricchirono la produzione vetraria veneziana tra Quattrocento e Settecento, presentando una rassegna unica di forme.
La sala 13 della Pinacoteca espone una straordinaria selezione di questo prezioso nucleo: accanto ad alcuni eclatanti capolavori noti da tempo, la collezione documenta con ricchezza di esempi un’ampia varietà di tecniche e di tipologie della produzione vetraria muranese: dai lattimi, ai soffiati decorati con raffinati motivi a filigrana, dai calcedonii, ottenuti mescolando materiali diversi in modo da ottenere un effetto simile a quello dell’agata zonata, fino ai vetri barocchi incisi a punta di diamante.
Collezione
Il patrimonio della Pinacoteca Tosio Martinengo si è formato tra Ottocento e Novecento grazie alla generosità di privati cittadini che donarono le loro raccolte e alla cura posta dal Comune nel raccogliere e conservare opere d’arte e memorie storiche che avevano definito nel tempo il volto della città e che le importanti trasformazioni amministrative e urbanistiche avviate sul finire del Settecento andavano via via sottraendo alle loro destinazioni tradizionali.
Rete dell’800 Lombardo
La Pinacoteca Tosio Martinengo aderisce alla Rete dell’800 Lombardo, il network fondato nel 2004 e ricostituitosi nel 2019 con il supporto di Regione Lombardia.
Sono dodici importanti Istituzioni quelle che oggi riconoscono il proprio tratto identitario comune nel patrimonio artistico e culturale del XIX secolo in Lombardia, testimoniando con le proprie collezioni la ricchezza, la molteplicità e la complessità di quell’epoca.
Google Arts & Culture – Pocket Gallery
Mostre ed eventi
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Informazioni
È consigliato l’acquisto del biglietto online.
Per motivi di conservazione delle opere del museo, la temperatura delle sale si attesta attorno ai 20°C.
Si consiglia pertanto ai visitatori di portare un capo per coprirsi durante la visita.
Prezzi
Orari
Orario estivo (1 giugno – 30 settembre):
- Lunedì (non festivi): Chiuso
- Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica: 10:00 – 19:00
- Ultimo ingresso: 18.15
Orario invernale (1 ottobre – 31 maggio):
- Lunedì (non festivi): Chiuso
- Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica: 10:00 – 18:00
- Ultimo ingresso: 17.15
Info e prenotazioni
Nell’impossibilità di effettuare la prenotazione si consiglia di contattare il CUP – Centro Unico Prenotazioni (lunedì – sabato, dalle 10 alle 18). Festivi esclusi.
Accessibilità
Accesso disabili
La Pinacoteca Tosio Martinengo consente l’accesso diretto a tutte le aree del museo (piano terra e primo piano).
Per accedere al piano superiore è possibile usufruire di un ascensore posizionato lungo il percorso espositivo.
Facilities
Sono a disposizione dei visitatori i seguenti servizi:
- n.1 sedia a rotelle (da richiedere in biglietteria al personale di custodia)
- bagno per disabili
Parcheggio per disabili
Per visualizzare i parcheggi per disabili più vicini al museo consultare il sito Brescia Mobilità
Servizi
App-game “Geronimo Stilton. Brescia Musei Adventures”
Notizia stratopica per tutti i piccoli fan di Geronimo Stilton: il topo giornalista più amato dai bambini di tutto il mondo è arrivato nei musei di Brescia per un’avventura da far frullare i baffi per l’emozione!
Per la prima volta in assoluto, Geronimo Stilton è protagonista di un’app-game museale dedicata ai bambini a partire dai 6 anni dal titolo Geronimo Stilton. Brescia Musei Adventures.
Basterà uno smartphone o il tablet messo a disposizione da Fondazione Brescia Musei per prendere parte a “Geronimo Stilton, un’avventura a colpi di pennello“: nella Pinacoteca Tosio Martinengo un temporale ha appena rovinato il dipinto che Geronimo aveva realizzato per il suo ufficio e toccherà ai bambini, app alla mano, aiutarlo a ritrovare tra i capolavori esposti in Pinacoteca gli stessi elementi che aveva inserito nel suo quadro.
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Bookshop
Il Bookshop della Pinacoteca Tosio Martinengo, situato al piano terra dell’edificio, propone un’ampia selezione di libri dedicata al sito museale, oltre che una ricca selezione di merchandise.
Guardaroba
Nel Museo è presente un’area Guardaroba con armadietti di sicurezza in cui depositare i propri oggetti personali.
Costo del servizio: € 1.00
(ritirabile al termine della visita)
Fasciatoio per bambini
Per agevolare la visita, il Museo dispone di n.1 fasciatoio nella toilette.
Animali
Nella Pinacoteca Tosio Martinengo vige il divieto introdurre cani, anche nelle aree all’aperto, con la sola eccezione dei cani guida per persone non vedenti.
Fotografie e video
È possibile fotografare gli spazi espositivi della Pinacoteca senza flash.
Fondazione Brescia Musei invita i propri visitatori a condividere gli scatti sui propri canali social.
News
International Museum Day: la Pinacoteca Tosio Martinengo con altri 50 musei da tutto il mondo svela le sue collezioni sulla nuova Web Pocket Gallery di Google Arts&Culture
“Museum Escape” da oggi un nuovo modo d vivere la Pinacoteca!
Come arrivare
Piazza Moretto, 4 – Brescia
In Autobus e Metropolitana
- in autobus: per visualizzare le corse degli autobus consulta il sito Brescia Mobilità
- in metro: fermata Piazza Vittoria + 10 minuti a piedi
In Taxi
Radio Taxi Brixia
tel. (+39) 030.35111
Parcheggi auto
- Arnaldo, piazzale Arnaldo
- Goito, via Spalto San Marco
- Fossa Bagni, via Lombroso
- Agip, Piazza Vittoria
- Castellini, via Castellini
Per visualizzare tutti i parcheggi e le zone ZTL consulta il sito Brescia Mobilità
Bicimia
Per usufruire del servizio consulta il sito Brescia Mobilità
In Treno
Raggiungici in treno, poi dalla Stazione ferroviaria di Brescia:
- a piedi: 20 minuti seguendo le indicazioni per il centro, quindi Piazza Moretto
- in metro: fermata Piazza Vittoria + 10 minuti a piedi
In Aereo
Aeroporto Gabriele D’Annunzio di Brescia
(20 Km da Brescia)
Aeroporto Orio Al Serio di Bergamo
(56 Km da Brescia)
Aeroporto Valerio Catullo di Verona
(70 Km da Brescia)