Go home – a casa loro
15 Aprile 2019 - 21:00
Un gruppo di militanti di estrema destra si riunisce a Roma per protestare contro l'apertura di un centro d'accoglienza. Scoppia una rissa con i manifestanti a favore, ma quella che era nata come una semplice disputa si trasforma in un'apocalisse zombie. Nessuno sembra sopravvivere tranne Enrico che trova rifugio proprio presso i richiedenti asilo che voleva far sgomberare. All'inizio diffidente, mente sulle proprie convinzioni politiche per farsi aiutare. Alla fine dovrà cedere a cooperare con loro per tentare di rimanere in vita.
BIGLIETTI: Intero 6 euro, ridotto 5.
V.M. 14.
Go Home è un horror allegorico, uno zombie movie. Lungi però dall’essere un horror “fine a sé stesso”, vuole riprendere la tradizione del genere, partendo dalla “lettura” di colui che l’ha creato: George A.Romero. Il regista, grazie ai suoi film, intendeva svelare le contraddizioni all’interno della società americana. E come Romero, con Dawn of the dead, rivolgeva un’esplicita accusa al consumismo e alla massificazione programmata della società moderna, Go Home si propone di utilizzare gli zombie come metafora di una società sempre più chiusa, spaventata, aggressiva nei confronti dei migranti, dei profughi, del “diverso da sé” in generale. Il film vuole ribaltare la prospettiva, farci mettere nei “loro” panni. Go home è stato realizzato in “multilingua”. Ci sono scene in italiano, inglese, francese, arabo ma anche lingue africane (il tutto, ovviamente, sottotitolato).
L’intento è quello di rispettare il multilinguismo del continente africano, dando quindi anche una percezione verosimile e reale di ciò che succede, delle dinamiche e dei rapporti umani che possono venirsi a creare in un centro d’accoglienza.
Al film hanno partecipato diversi attori africani (professionisti e non) richiedenti asilo, ospiti in diverse strutture della capitale. Questa scelta è dovuta a diversi fattori. Sicuramente il più rilevante è la consapevolezza di non poter descrivere e mostrare un vissuto così drammatico e complesso senza l’apporto di chi è stato costretto a viverlo sulle proprie spalle. Perchè crediamo che la paura, il razzismo, l’intolleranza, si possano combattere solo riuscendo ad osservare il mondo con gli occhi dell’ “altro”. (La produzione)