Dal 03 Maggio 2019 a 31 Luglio 2019

"La rivoluzione silenziosa. Donne e lavoro nell’Italia che cambia" è un racconto fotografico corale della storia del lavoro delle donne in Italia e dei cambiamenti che ha portato nella condizione femminile, in un paese in trasformazione. Un centinaio di immagini, dai maestri del neorealismo agli autori contemporanei come Paola Agosti, Federico Garolla, Uliano Lucas, Giorgio Lotti, Paola Mattioli, Nino Migliori, Carlo Orsi, Ferdinando Scianna, delineano aspirazioni e desideri che mutano, limiti e condizionamenti sociali, concezioni di sé e del proprio ruolo nella società, nuove possibilità, orizzonti culturali e prospettive di vita di quattro generazioni di donne

La mostra

A cura di Tatiana Agliani

Un racconto corale costruito attraverso un centinaio immagini di diversi autori propone una storia fotografica del lavoro delle donne in Italia, che è storia dei cambiamenti nella condizione femminile, in un paese che si trasforma. Delinea aspirazioni e desideri che mutano, limiti e condizionamenti sociali, concezioni di sé e del proprio ruolo nella società, nuove possibilità, orizzonti culturali e prospettive di vita di quattro generazioni di donne.

La documentazione in chiave neorealista del lavoro delle donne nei campi dell’Italia contadina degli anni Cinquanta si intreccia così nella prima parte della mostra alle immagini delle giovani che trovano nell’industria dello spettacolo e della moda e nel lavoro di attrici e mannequin, un nuovo protagonismo e una nuova libertà. Poi le mondine di Riso Amaro raccontate da Jacqueline Vodoz, le “signorine dello 04” immortalate negli scatti di Federico Garolla e le composte “signorine Kores”, segretarie e commesse di una Milano nel cambiamento vorticoso del boom, lasciano il posto alle più libere e disinibite operaie in gonne corte degli scatti di Silvestre Loconsolo della fine degli anni Sessanta, alle figlie della modernizzazione del miracolo economico e a quelle “dei fiori” delle battaglie femministe con una diversa concezione della vita e della propria identità. Lo scenario si amplia, le tradizionali divisioni dei ruoli si incrinano e il lavoro femminile non è più solo un’eccezione o un coadiuvante del salario familiare. Una nuova generazione di fotografi e fotografe – Paola Agosti, Carlo Cerchioli, Alberto Roveri – racconta l’ingresso delle donne in professioni un tempo esclusiva prerogativa maschile. “La prima donna magistrato”, “la prima donna astronauta”, “la prima donna chirurgo” titolano i settimanali italiani negli anni Sessanta e Settanta, e fotoreporter come Gianni Berengo Gardin e Uliano Lucas o fotografi d’industria e di moda come Enzo Nocera, Alfa Castaldi e Carlo Orsi seguono e interpretano con il loro stile che cambia aspettative che mutano.

Le fotografie raccontano i lavori di cura e istruzione tradizionalmente associati alle donne e quelli delle donne “in carriera” degli anni Ottanta, non più mogli che lavorano, ma donne che lavorano. Ma nella mostra non c’è solo la conquista del lavoro, le immagini ci fanno vivere la socializzazione, l’impegno, la creatività, la fatica, le discriminazioni e gli entusiasmi. Fino ad arrivare alla realtà postmoderna e globalizzata degli ultimi decenni raccontata da autori come Stefano D’Amadio, Massimo Di Nonno, Max Solinas o Enrico Genovesi: il lavoro come fonte di indipendenza economica, simbolo di status, mezzo di realizzazione personale; il lavoro cercato dei “cervelli” italiani che fuggono all’estero e quello delle straniere che approdano in Italia; il lavoro inventato dei nuovi mestieri e quello desiderato e negato, in un nuovo complesso millennio in cui i modelli sociali, economici e culturali dell’Italia del Novecento sono ormai lontani.

Inoltre in mostra: Alessandro Albert, Maurizio Bizziccari, Mario Cresci, Marina Guerra, Guido Harari, Giovanni Liguori, Giorgio Lotti, Malena Mazza, Pepi Merisio, Zoltan Nagy, Toni Nicolini, Joe Oppedisano, Franco Pinna, Mauro Raffini, Edward Rozzo, Antonio Sansone, Nicola Sansone, Roby Schirer, Paolo Verzone, Roberto Zabban.