Nel nome di Antea
14 Maggio 2024 - 18:00 / Sala 1 /
Quando un paese entra in guerra, a cosa va incontro il suo patrimonio artistico?Vale la pena rischiare la propria vita per salvare un’opera d’arte dalla distruzione?
Info
Quando un paese entra in guerra, a cosa va incontro il suo patrimonio artistico? Vale la pena rischiare la propria vita per salvare un’opera d’arte dalla distruzione? Due famosi ritratti della pittura italiana raccontano come, insieme a migliaia di altri capolavori, uscirono indenni dalla seconda guerra mondiale. Il salvataggio fu messo in atto da un pugno di giovani funzionari italiani delle Belle Arti, il cui coraggio e dedizione sono rimasti nell’ombra fino a pochi anni or sono. All’inizio protessero le opere dai bombardamenti nascondendole in luoghi sicuri, distanti dalle città in cui la guerra seminava morte e devastava chiese, palazzi storici e monumenti; poi, dopo l’armistizio, con pochissimi mezzi e a rischio della propria vita cercarono di metterle al riparo dall’avanzare della linea del fronte e da possibili razzie. Molti sono stati gli umili eroi di questa fuga per la salvezza, che si è svolta incessante dietro le quinte del conflitto. Qui si racconta di Pasquale Rotondi, che in due rifugi nelle Marche mise in salvo migliaia di opere del Nord Italia; di funzionari ministeriali come Lavagnino, Argan, Lazzari, che quando nessun posto in Italia era più sicuro, pur privati di ogni incarico dal nuovo governo della RSI riuscirono a ricoverarne una parte all’interno del Vaticano; dell’odissea delle opere d’arte napoletane, portate via da Montecassino dove erano nascoste poco prima che l’abbazia venisse rasa al suolo; dei capolavori dei musei fiorentini, trafugati dai nazisti e recuperati prima che passassero il confine; di due giovani studiose, Palma Bucarelli e Fernanda Wittgens, che unendo competenza e sprezzo del pericolo salvarono i capolavori loro affidati; infine, dei tentativi di restaurare ciò che sembrava irrimediabilmente perduto. Anche se non tutto si è salvato, è grazie a loro che possiamo ancora ammirare e mostrare al mondo i Caravaggio, i Giorgione, i Raffaello. Il generale Clark disse che fare la guerra in Italia era come combattere in “un maledetto museo”. Quel museo è sopravvissuto, e se da un lato continua a raccontare la storia della nostra identità, dall’altro trasmette immutato a chiunque venga a visitarlo nei musei e nelle piazze italiane il valore universale della bellezza.
In collaborazione con Croce Rossa Brescia
Intervengono:
CAROLINA DAVID – Presidente Croce Rossa Italiana – Comitato di Brescia
BARBARA BAZZOLI – Istruttore di Diritto Internazionale Umanitario – Croce Rossa Italiana e Delegato Principi e Valori Comitato di Brescia
CARLOTTA COCCOLI, prof.ssa associata di Restauro, Università degli Studi di Brescia
FRANCESCA MORANDINI, conservatrice collezioni e aree archeologiche Comune di Brescia – Fondazione Brescia Musei
MARTA NEZZO, prof.ssa ordinaria di Museologia e Critica Artistica e del Restauro, Università degli Studi di Padova
Ingresso ridotto per: Guide museali, Ordine degli Architetti, Ordine degli ingegneri, Soci Istituto Italiano dei Castelli, Soci FAI, Studenti di corsi dedicati al tema del dibattito, Personale Croce Rossa Italiana