Salvatore giuliano
17 Febbraio 2015 - 18:00
17 Febbraio 2015 - 21:00
IL CINEMA RITROVATO
Il capolavoro politico del cinema italiano. Un film in forma d’enigma, tessuto narrativo crivellato di buchi, cinema-verità senza verità possibile. Al centro, un uomo senza volto. Tutto è concreto e allucinato, il realismo è rigore visionario. La forma è conturbante, disorientante, quasi borgesiana; intanto Rosi non molla il colpo un istante, incalzando e interrogando, attraverso la storia del bandito separatista (poi venduto alla mafia del latifondo) Salvatore Giuliano, l’Italia tra guerra e dopoguerra, gli incroci tra poteri legali e illegali, la truce e melmosa nascita d’una nazione. “Il mio scopo era la tragedia umana scaturita dai rapporti tra Giuliano e gli altri siciliani, tra Giuliano e i carabinieri, tra Giuliano e la vera politica italiana di quell’epoca” (Francesco Rosi). Il film favorì l’istituzione della Commissione nazionale d’inchiesta sulla mafia.